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In evidenza“L’importanza di non confondere la capacità con il talento – Incontro con Carmen Souza”

“L’importanza di non confondere la capacità con il talento – Incontro con Carmen Souza”



L’undici febbraio a calcare il palco di Officina Pasolini è stata Carmen Souza, l’artista portoghese di origine capoverdiana, icona soul, che nella sua unica data romana del 2018 ha scelto il nostro HUB culturale per la presentazione di Creology, il suo ultimo album. Un’antologia di brani raffinati, frutto della lunga e fruttuosa collaborazione con il musicista Theo Pascal, che guardano all’universo musicale afro in ogni sua sfumatura, inglobando anche tutte quelle mutazioni che la musica africana ha avuto in conseguenza alla dispersione geografica del suo popolo. Di questa ricerca Carmen Souza e Theo Pascal, affiancati dal fedelissimo Elias Kacomanolis, hanno diffusamente parlato poco prima del concerto, in una masterclass interamente dedicata ai giovani artisti del Laboratorio creativo.

“Il nostro è un sodalizio che dura da anni – spiega la Souza – ormai non possiamo fare a meno gli uni degli altri. E pensare che tutto è cominciato con una semplice audizione… Quando ho conosciuto Theo avevo solo diciassette anni. Mi ha insegnato tanto sia sulla musica che sulla vita”. “È stato facile capire che aveva talento – racconta Theo Pascal –  anche se non era quello che cercavamo per quel progetto – si trattava di gospel americano. Conoscere Carmen ha rappresentato un momento importante di crescita artistica anche per me. Insieme abbiamo intrapreso quel cammino che secondo me dovrebbe essere sempre alla base della ricerca musicale, ovvero quello che porta alla conoscenza interiore. Un percorso difficile perché quello che oggi il mercato musicale offre agli artisti è solo la ‘propaganda’ di se stessi”. E non potrebbe essere diversamente per Kacomanolis, musicista mozambicano che, scherza Theo Pascal, “mi sono portato dietro dalla mia vita precedente” e che da molti anni è il terzo elemento del trio musicale. A proposito del suo rapporto con la musica Kakomanolis dice: “Io sono  molto legato alla musica allo stato puro. Per me non si è mai trattato di amarla ma di non poter fare a meno di seguirla”. Sul metodo di lavoro ancora una volta è Theo a spiegare:“Noi non facciamo mai pre-produzione tutto avviene in maniera molto naturale, e una volta che ci sembra di aver raggiunto un buon livello di esecuzione andiamo in studio per registrare. Ci mettiamo più di tempo ma ciò ci permette di fare restare in piedi la prima versione…”.

La musica come ricerca continua dunque, che anche nel processo formativo per i tre musicisti deve rimanere al servizio della creatività: “Le scuole, i corsi sono molto importanti –sostiene Pascal –  ma la tecnica non deve inibire il talento. Io ho due figli, studiano musica in due università moto prestigiose di Londra e proprio attraverso la loro esperienza vedo molto chiaramente quello che accade: in questi luoghi si preparano gli artisti in maniera tecnicamente ineccepibile ma non si insegna a sentire la musica. E questo non è mai positivo perché fa si che non si sviluppi la personalità artistica.  La musica ha più bisogno di carattere che di tecnica! È bene quindi studiare ma senza confondere la capacità con il talento… E poi la musica è bella proprio perché non c’è nulla da inventare, ma da ricercare e diventa originale quando chi la fa si mette in gioco con la propria storia”.

E di ricerca si è parlato anche in merito a Creology che, come detto, celebra la musica creola nelle sue varie e affascinanti declinazioni. “Tutta la mia musica vive di continue mescolanze e sovrapposizioni – dice la Souza – perché la stessa cultura creola è nata dall’unione fra due mondi diversi, quello africano e quello portoghese. Gli stessi ritmi che sono alla base della musica capoverdiana ne sono testimonianza. La morna ad esempio è originaria dell’ovest dell’Africa ed è una musica che parla di melanconia di nostalgia, di amore… In generale, poi, tutta la musica è legata alla sfera sociale, come il batuk, una danza che raduna tutte le donne, che sedute in cerchio  parlano male di figlie e mariti e si raccontano i loro problemi quotidiani. Poi c’è il funana, molto rapido e veloce, che come gli altri ritmi è realizzato con strumenti tipici della tradizione musicale capoverdiana”.

Proprio questi ritmi, rielaborati nel famoso “Souza-Pascal AfroSound”, hanno dato vita, subito dopo, ad una serata che è stata una vera e propria traversata notturna alla scoperta di antichi Paesi perduti e delle loro tradizioni, attraverso rotte dimenticate ma anche per questo di grande suggestione …

C.T

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini è un Laboratorio di Alta Formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio attivato a partire dal 2014 attraverso finanziamenti europei e gestito da DiSCo, Ente regionale per il diritto allo studio e la promozione alla conoscenza.

 

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