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In evidenza“Il gioco è una cosa seria – incontro con la compagnia G.o.d.o.t”

“Il gioco è una cosa seria – incontro con la compagnia G.o.d.o.t”



“Il teatro dell’assurdo racconta le vicissitudini umane meglio di qualsiasi testo classico”. È questo, secondo Vittorio Bonaccorso, fondatore, insieme a Federica Bisegna, della compagnia G.o.d.o.t. (acronimo che sta per gioco, ovvero divertimento, ovvero teatro) uno dei motivi che li ha spinti, ormai da vent’anni, ha portare in scena, accanto ai classici del teatro, anche opere meno convenzionali, che fanno spesso capo a scrittori o drammaturghi contemporanei. Si tratta a volte di riscritture di testi sperimentali, come di adattamenti di autori ritenuti ancora oggi troppo di nicchia per essere proposti all’interno delle rassegne tradizionali. È il caso de L’aumento di Georges Perec, spettacolo diretto da Bonaccorso – con la partecipazione della Bisegna e degli studenti che compongono la loro compagnia –  che ha aperto il mese di aprile dell’HUB culturale di Officina Pasolini.

Un testo nato dalla penna di uno dei maggiori esponenti dell’OuLiPo  (‘Opificio di letteratura potenziale’, gruppo fondato nel 1960 da Raymond Queneau e dal matematico François Le Lionnais che si proponeva di esplorare le potenzialità creative delle regole o ‘costrizioni’ formali e strutturali in letteratura, sia attraverso lo studio di testi già esistenti, sia proponendo nuovi modelli operativi) che s’interroga sulle diverse soluzioni possibili che ha il protagonista di ottenere dal proprio capo un aumento di stipendio. Il ritmo è quello della matematica, componente essenziale dell’OuLiPo, e il modello anche in questo caso è quello scientifico. Perec utilizza così vari “metodi” per raggiungere un risultato o per verificare la veridicità di talune ipotesi, attraverso personaggi che sono più che altro delle funzioni: la proposta, l’alternativa, l’ipotesi positiva, l’ipotesi negativa, la scelta, la conclusione. “Quella dell’aumento è stata una vera sfida – racconta Bonaccorso durante la masterclass che ha preceduto lo spettacolo – il teatro dell’assurdo spesso viene identificato con qualcosa di poco comprensibile, di lontano dalla realtà, quando invece è espressione della quotidianità molto di più di quanto normalmente si pensi. Ci piaceva l’idea di lavorare su una ‘macchina combinatoria’ che si sviluppa in più direzioni attraverso una serie di ipotesi contrastanti. Ed effettivamente questa è una situazione che rispecchia la realtà di tutti i giorni: siamo circondati da persone che ci suggeriscono continuamente come dovremmo vivere e cosa dovremmo fare, ma poi come nel caso del protagonista, rimaniamo sempre soli con il nostro problema e spesso con una ‘non soluzione’ che durerà in eterno…”.

“L’idea di lavorare su questo progetto – spiega la Bisegna – ci è venuta tanti anni fa quando, invitati ad un festival di teatro in portogallo ad Almada, abbiamo assistito ad una meravigliosa versione in spagnolo di questo spettacolo. Una versione molto diversa da quella che abbiamo poi realizzato noi – l’impiegato nemmeno si vedeva – ma con attori davvero straordinari, a cui ci siamo ispirati. Come diceva Vittorio, per noi è stata una sfida proporre un testo di questo genere a teatro, anche perché la prima volta lo abbiamo proposto a Ragusa, la nostra città, che non è certo un crocevia di cultura alternativa… Eppure gli spettatori, anche quelli più legati al teatro tradizionale, hanno risposto bene, benissimo. Proprio per questo abbiamo deciso di lavorare anche su altri testi di questo genere, che per noi sono momenti importanti di studio. Credo che il segreto di questa riuscita stia tutto nella passione con cui ci siamo immersi in questa materia, che magicamente ha contagiato anche il pubblico”. La stessa passione che da anni si respira nei laboratori di G.o.d.o.t. e che ha permesso di formare tanti giovani aspiranti attori: “La nostra compagnia è costituita da me e Vittorio –  sottolinea Federica Bisegna – e dai nostri studenti che hanno sposato l’idea di un teatro che sia prima di tutto votato al gioco. Un gioco condotto con grande serietà però, perché come diceva Paul Valéry: per avere il massimo della libertà ci vuole il massimo del rigore. E questa è una condizione che ovviamente non può essere scissa dal divertimento”.

 

C.T

 

 

 

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini è un Laboratorio di Alta Formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio attivato a partire dal 2014 attraverso finanziamenti europei e gestito da DiSCo, Ente regionale per il diritto allo studio e la promozione alla conoscenza.

 

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