Crazy for football: “dilettanti della malattia, professionisti del calcio”
Lo sport come terapia di gruppo è uno dei luoghi comuni più diffusi del giornalismo sportivo italiano, ma Crazy for football, il documentario di Volfango De Biasi, vincitore lo scorso anno del David di Donatello e presentato il 25 gennaio ad Officina Pasolini ha dimostrato che può essere anche una bellissima realtà. Il film racconta l’avventura singolare di una Nazionale di calcio a cinque composta da pazienti affetti da disturbi psichici, ma che grazie al progetto di chi ha fortemente creduto in loro è riuscita a partecipare, ad Osaka, ai primi campionati mondiali per pazienti psichiatrici. Una storia in cui il cinema si mescola alla vita vera e di cui hanno parlato sul palco del nostro HUB culturale molti di coloro che a questo progetto hanno preso parte. “Tutto è nato dodici anni fa, quando con Francesco Trento ho girato una pubblicità Progresso – racconta il regista – Si trattava di un piccolo film, Matti per il calcio, che ha avuto molto successo, arrivando persino in Giappone. Qui per altro i manicomi ancora esistono e proprio per questo hanno pensato di organizzare un mondiale. stato lo psichiatra Santo Rullo a chiamarmi. Grazie a lui siamo passati da una semplice idea a Crazy For Football.
E proprio Santo Rullo ha sottolineato che “questa esperienza è stata importantissima, perché ha ridato dignità, all’interno della comunità sociale, ai pazienti affetti da disagi psichici”, aggiungendo: “Ci piacerebbe che le persone che hanno problemi di salute mentale avessero la possibilità di diventare dilettanti della malattia e professionisti del calcio”. Lo sceneggiatore di Crazy for football, Francesco Trento, ha invece raccontato che l’aspetto più bello di questo lavoro è stato cominciare a lavorare su un progetto che si è poi modificato in corso d’opera: “Volevamo fare un film molto diverso, poi fortunatamente la realtà ci ha scombinato i piani. Abbiamo conosciuto delle persone che ci hanno fornito spunti migliori delle nostre idee e li abbiamo seguiti senza timore. Forse è stata questa la vera forza di questo film. Alla serata sono intervenuti anche l’ex pugile Vincenzo Cantatore, che è stato il preparatore atletico di questa Nazionale alternativa, Enrico Zanchini, l’allenatore e Giulia Rosa D’Amico, direttore di produzione del film, formatasi al Laboratorio di Officina Pasolini.
C.T