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In evidenzaLe dieci lune di Cristina Renzetti

Le dieci lune di Cristina Renzetti



È stato un colpo di fulmine. Dal primo incontro con la cosiddetta MPB (música popular brasileira) la cantautrice Cristina Renzetti è stata folgorata, e ha avuto la certezza di aver trovato il ritmo – e il polso- della sua vita. Così racconta l’artista romagnola ospite del nostro Laboratorio di formazione per un incontro con i giovani artisti di Officina. Una lunga chiacchierata per parlare della sua prolifica carriera tra Italia e Brasile, accanto ai musicisti (Federico Casagrande , Francesco Ponticelli e Alessandro Paternesi) che l’hanno poi accompagnata sul palco di Officina Pasolini HUB per la presentazione del suo primo disco di solista – Dieci Lune.
Le cose per Cristina sono capitate così, per caso. Fino a sedici anni, è stata convinta di aver trovato il suo stile nel grunge. “Seguivo i Nirvana, i Soundgarden, Alice in chains. Mi presentavo nei pub a Bologna, avevo imparato a suonare la chitarra da piccola. Una volta, al Ferrara Buskers Festival ho trovato questo trio di brasiliani che cantavano MPB (Música Popular Brasileira) e sono rimasta folgorata. Ho comprato la cassettina e mi sono messa ad ascoltarla ripetizione! Per tre o quattro anni non ho fatto altro che ascoltare, volevo imparare il portoghese, ero proprio affamata di quella musica. Ho cominciato con la samba popolare e col forrò, una musica tradizionale da ballo del nordest brasiliano”.

Il passo successivo è stato trasferirsi a Rio di Janeiro, dove è vissuta per sei anni, immergendosi completamente nelle radici della musica popolare brasiliana. “In Italia- racconta- esiste una divisione tra musica popolare –folk– e il pop. In Brasile, invece,  esiste una grande categoria che unisce la musica popolare e il pop, con grandissimi autori come Gilberto Gil e Caetano Veloso; si tratta di musica raffinata ma che tutti seguono. In Brasile, i grandi autori, come i nostri De André, Battisti, Conte, fanno musica ritmicamente complessa, cantata da tutte le classi popolari, anche nelle Favelas. Io mi sono ispirata ad esempio, a un musicista brasiliano che amo molto, Lenine”.

Tornando al discorso sulla musica pop e alla presa di distanza dalle formule, la cantante si confessa: “la mia ricerca e l’approccio jazzistico estemporaneo si basano sul fatto che noi facciamo una cosa che sicuramente è scritta da qualche parte ma prevede un qualcosa che accade nel momento. Le canzoni pop sono provate, pure le battute, e questo secondo me toglie freschezza. Io cerco di vivermi la canzone lasciando spazio alla mia improvvisazione, solo così è sempre diversa.” Le fa eco Il bassista Francesco Ponticelli: “È importante essere precisi ma anche esprimere quello che stai suonando. Quando il gesto diventa ripetitivo perde vitalità. A me piace suonare la nota come se la stessi inventando al momento”.

 

Sia Cristina che i musicisti sottolineano quanto sia importante “trovare un suono, entrare in sintonia con gli altri e far vedere la propria essenza artistica”. “Bisogna essere in grado di mostrare quello che si sa fare nel lasso di tempo di una canzone, o nel caso di un musicista, dopo quattro battute”.

 

Il disco Dieci lune, rivela Cristina, è nato in modo istintivo. Un disco privato, con testi in italiano, che richiama i nove mesi della sua gravidanza, ma che parla anche della famiglia e dei “diversi tipi d’amore” che si possono vivere. “Fuori sede, per esempio, è un brano sulle generazioni, parla di un figlio che parte e di un padre che aspetta. Un altro brano invece trae ispirazione dal proverbio spagnolo: No creo en las brujas, pero existen” (non credo alle streghe, però ci sono); un pezzo a cui tengo molto, nato in un importante momento di riflessione”. E un’altra riflessione importante è stata quella che ha concluso la masterclass, relativa all’importanza dello studio: “il lavoro del musicista è un work in progress, necessita di studio continuo, e di costante voglia di ricercare. È molto faticoso, ma sono proprio le difficoltà, questa incessante ricerca  a farmi amare così tanto questo mestiere…”

P.F

C.T

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini è un Laboratorio di Alta Formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio attivato a partire dal 2014 attraverso finanziamenti europei e gestito da DiSCo, Ente regionale per il diritto allo studio e la promozione alla conoscenza.

 

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