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In evidenzaArte popolare, fra tradizione e modernità: un incontro con Ambrogio Sparagna e Riccardo Tesi

Arte popolare, fra tradizione e modernità: un incontro con Ambrogio Sparagna e Riccardo Tesi



“Io sono per la resistenza, della lingua come dei dialetti. Chi lavora nel campo della musica di derivazione etnica sa bene quanto sia importante conservare insieme ai suoni la parola, perché dietro ad ogni lingua c’è un pensiero”. A parlare è Riccardo Tesi, ospite ad Officina Pasolini, insieme ad Ambrogio Sparagna, della serata dedicata alla musica popolare Da nord a sud, l’Italia dell’organetto, che si è svolta il 6 febbraio. Un incontro moderato da Tosca e Felice Liperi in cui i due più importanti esponenti del folk italiano si sono confrontati ripercorrendo i loro esordi e la loro carriera e spiegando perché l’Italia sta vivendo un forte ritorno di attenzione verso la musica popolare che, in forme e stili diversi – Sparagna profondamente legato alla cultura agro-pastorale del Sud del Lazio, Tesi alle sonorità dell’Appennino pistoiese – hanno contribuito entrambi a rilanciare.

La questione della lingua e dei linguaggi è stato il punto di partenza di questa lunga chiacchierata, e anche Ambrogio Sparagna si è espresso sottolineando il ruolo fondamentale della parola: “la mia conoscenza della musica popolare è passata prima di tutto attraverso lo studio della poesia tradizionale. Il mio primo esame con Diego Carpitella, il famoso etnologo, fu su Costantino Nigra e i canti del Piemonte. Studiare questi testi, facendo comparazioni poetiche di fonti, mi è servito moltissimo per capire e interpretare la musica popolare e impostare il mio lavoro futuro. Un tempo i contadini sapevano Dante a memoria ma ognuno di loro lo adattava a melodie diverse, questo ci dice molto della nostra storia comune e di come la parola sia sempre superiore alla musica”.

Che la tradizione però, come disse Gustav Mahler, non debba essere “culto delle ceneri ma custodia del fuoco” è un pensiero comune ai due artisti, che hanno sottolineato come fare musica popolare, oggi, soprattutto per i giovani, significhi appropriarsi del passato per contaminare il presente, per ricercare un’identità, sempre più difficile da trovare in questo particolare momento storico. Il problema delle nuove generazioni per Riccardo Tesi è la mancanza quasi totale di curiosità: “I ragazzi di oggi non sono più curiosi. Quando ero giovane io il fermento era continuo. Personalmente ascoltavo di tutto e trovavo i suoni della musica popolare di grande freschezza, più rivoluzionari della chitarra elettrica. Mi piacevano quelle voci sgraziate e ruvide, mi sembravano più emozionanti di quelle dei cantanti rock. Adesso la massificazione, la riduzione degli artisti a pochi nomi prodotti dalle solite case discografiche, hanno portato, insieme ad un progressivo livellamento verso il basso, anche ad una riduzione della sensibilità all’ascolto e alla scoperta. E credo che trent’anni di televisione commerciale abbiano dato il loro contributo”. “I giovani che si avvicinano alla musica popolare lo fanno soprattutto per recuperare quelle radici che sentono mancare – ha spiegato Sparagna – per capire chi sono e chi potrebbero diventare. Non è un caso che fra di loro abbia molto successo la zampogna, strumento che anche più dell’organetto rivendica un’identità. In Sardegna ci sono tantissime scuole che insegnano quelle launeddas e zampogne di cui solo dieci anni fa si preconizzava la fine”.

Ma d’altronde anche nell’epoca in cui si pensava che il rock avrebbe cancellato tutta la musica precedente la musica popolare ha costituito un’importante sacca di resistenza; e sono proprio gli anni in cui Sparagna e Tesi cominciano il loro percorso artistico, il primo avvicinandosi alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, il secondo entrando a far parte del gruppo di Caterina Bueno. L’interesse per la musica popolare secondo Tesi va ad ondate “ma non si esaurirà mai perché i messaggi veicolati da questo tipo di musica sono universali, attraversano il tempo e arrivano in maniera diretta. Non è casuale che quasi tutte le melodie folk esercitino grande fascino sui bambini”.

Durante l’incontro Ambrogio Sparagna (spesso affiancato dalla voce di Fabia Salvucci, studentessa della sezione canzone) ha proposto al pubblico diversi brani della tradizione popolare mentre Riccardo Tesi ha eseguito alcune sue composizioni. L’incontro si è concluso con un prezioso duetto dei due artisti.

Legato alla serata sulla musica popolare è stata anche la proiezione, il 7 Febbraio, del documentario di Gianfranco Pannone (a cui ha collaborato anche Ambrogio Sparagna) Lascia stare i santi, un viaggio lungo tutta l’Italia alla riscoperta delle tradizioni religiose popolari del nostro paese, un film che come ha dichiarato lo stesso Pannone “parla della necessità di riscoprire le proprie origini, la propria identità in un momento storico in cui l’occidente sta attraversando un periodo di grande crisi”.

 

Articolo di Caterina Taricano

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini è un Laboratorio di Alta Formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio attivato a partire dal 2014 attraverso finanziamenti europei e gestito da DiSCo, Ente regionale per il diritto allo studio e la promozione alla conoscenza.

 

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