I “desaparecidos” di Claudio Fava
Foto: Adriano Natale #multimediale
Lo sceneggiatore de I cento passi incontra gli studenti di Officina Pasolini
“Sono felice che il mio libro abbia trovato spazio in teatro. Il palcoscenico è il mezzo ideale per regalare alla storia che racconto un respiro quotidiano, quello che ho cercato nel corso di tutta la mia scrittura”. È con queste parole che Claudio Fava, giornalista, scrittore e sceneggiatore (tra i suoi lavori anche I cento passi, di Marco Tullio Giordana), lunedì 25 maggio ha aperto l’incontro con gli studenti di Officina Pasolini.
Fava, affiancato dai registi e attori Giuseppe Marini e Massimo Venturiello, ha incontrato gli allievi della scuola per un approfondimento sul suo romanzo Mar del Plata, che l’8 giugno sarà portato in scena dagli studenti della sezione teatro e sarà diretto proprio da Marini.
Ambientato nell’Argentina della dittatura, Mar del Plata racconta la storia di un’intera squadra di rugby “desaparecida”, distrutta dalla follia e dall’odio dei militari.
L’autore, che confessa di non aver mai giocato a rugby, ma che ha cercato di interpretare il valore e la natura di questo sport – “è un gioco questo che non ti dà la possibilità di scappare, di nasconderti” – ha tracciato una traiettoria ben precisa che porta dalle madri di Plaza de Mayo alle vedove di via d’Amelio: “perché i fascisti di quel tempo non sono diversi dai mafiosi dei nostri giorni, quelli che ammazzano alle spalle e non ti lasciano la possibilità di difenderti”.
E allora ecco perché raccontare la storia di un gruppo di ragazzi che pur in pericolo, invece di fuggire all’estero, decide di fermarsi e di continuare il campionato fino alla fine: “per un profondo senso di responsabilità, lo stesso che, sono certo, ha animato gli agenti di Paolo Borsellino, che si rifiutarono di andare in ferie per poter scortare il giudice e fare dunque il proprio lavoro fino in fondo”.
Un incontro interessante che ha portato alla luce come l’eroismo della quotidianità sia l’atteggiamento che dà più fastidio ai dittatori e ai prevaricatori, ieri come oggi.